Errori da evitare nel coaching aziendale

Coaching in azienda: ostacoli ed errori da evitare

Dopo aver visto insieme cos’è il coaching e cosa può fare per professionisti e aziende, in questo articolo vediamo insieme quali sono gli ostacoli da superare e le aspettative da evitare per ottenere risultati concreti, sia a livello personale che aziendale: perché fare coaching significa prima di tutto fare un lavoro su sé stessi.

Quali caratteristiche deve avere un coach per fare un buon lavoro in azienda?

Un buon coach, a prescindere dal contesto in cui opera, deve avere delle competenze che siano trasversali, in particolare – fra tutte – quella della consapevolezza.

Consapevolezza delle emozioni che mi muovono: cioè, cosa sta veramente guidando il mio comportamento? 

Dare un nome alle emozioni è fondamentale: sembra banale, ma non è affatto facile!

Come si riconoscono queste emozioni davanti a degli sconosciuti?

Non è tanto compito del coach farlo, ma mettere in grado l’individuo di riuscirci. Anche perché ognuno di noi ha il proprio modo di manifestare emozioni. 

Se io sono in grado di riconoscere il tipo di emozione che mi muove, sono in grado di portare l’altro verso la mia comprensione. Quindi il lavoro da fare è sempre su sé stessi. 

Il bravo coach è quindi una persona che lavora e che ha lavorato su sé stesso. Solo così diventa in grado di essere uno specchio per l’altro, una guida. Per riuscirci bisogna essere in profondo contatto con sé stessi.

Quali sono gli ostacoli principali che incontrano oggi i manager?

Il maggiore degli ostacoli che incontrano i manager nella loro vita lavorativa è dato dall’eccessivo assorbimento ai problemi: farsi prendere troppo dall’impellenza, dall’urgenza. In questo caso non può bastare fare time management, ma bisogna prendersi il giusto tempo per fermarsi a riflettere.

Un errore comune a molti, soprattutto in ambito lavorativo, attiene la comunicazione
Spesso in una conversazione si è più concentrati sul cosa rispondere piuttosto che sull’ascoltare. Questo genera a priori uno stato d’ansia che produce un blocco nella comunicazione.

Prima di tutto bisognerebbe accogliere la domanda dell’altro, per prendersi il tempo di dare la giusta risposta, senza preoccuparsi di prevenirla. Spesso, infatti, si danno risposte asettiche e pre-confezionate che non risolvono il problema: è la relazione che lo risolve.

Cosa è importante nella relazione?

La cosa più importante nella relazione è saper portare l’altro a trovare le proprie soluzioni. Un buon coach, e quindi anche un bravo manager, non è quello che ti dice cosa devi fare, ma come riuscire a farlo dando il meglio di te. Per riuscirci bisogna saper controllare sé stessi e ascoltare: solo così si può portare l’altro verso la giusta soluzione.

Come adattare la giusta risposta alle diverse persone che compongono un’azienda?

Esistono tecniche apposite, derivate dalla PNL, che servono a sintonizzarti velocemente sullo stile comunicativo del tuo interlocutore, in modo tale da utilizzare anche la terminologia corretta per far sì che il messaggio che si vuole trasferire arrivi in maniera corretta: perché il problema non è mai “cosa voglio dirti” ma, piuttosto, “cosa tu comprendi”. Bisogna quindi calibrare bene le parole e usare uno stile comunicativo realmente efficace.

Quali sono gli errori più comuni commessi da un manager quando affronta un percorso di coaching?

Il primo errore è quello di aspettarsi delle risposte. Il coach, in realtà non dà risposte, ma ti guida verso la scoperta della giusta soluzione per te.

L’altro errore è quello di non darsi il giusto tempo per trovare le soluzioni. Soluzioni che, anche una volta trovate, devono essere applicate, per cui serve il giusto tempo perché portino un reale cambiamento. Il cambiamento fa parte di un percorso che, in genere, può richiedere circa 21 giorni: il tempo adatto a far sì che si strutturi concretamente una nuova abitudine.

La tecnica del “come se fosse”

Con questa tecnica, si inizia ad agire come se si avessero già quelle determinate caratteristiche e competenze che si vogliono adottare, così il cervello si abitua arrivando a strutturare, nell’arco di 21 giorni, uno nuovo stile comportamentale.

Conclusione

Come abbiamo visto, il coaching è un percorso: non ti dà regole da applicare, ma ti aiuta a trovare soluzioni, ti abitua a rintracciare più tipi di risposte e stili comportamentali, per affrontare con successo la relazione con l’altro. Da questo punto di vista, è utile sia per la crescita professionale sia, e soprattutto, per la crescita personale.

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Emanuele Ramera

Sono psicologo, pedagogista, PNL Trainer e Coach professionista. In anni di lavoro nel coaching, ho notato che spesso ciò che fa naufragare gli sforzi, sia fisici sia economici, dipende dal fatto che i numerosi corsi affrontati dal team puntano quasi esclusivamente alla trasmissione di contenuti. Su Cluster ti spiego come si può invertire la rotta e permettere al team di interiorizzare quanto appreso.

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